Principio chimico EconoGreen
La chimica del sistema Econogreen non ci è completamente chiara (siamo costruttori e ci siamo basati sul brevetto acquisito): molti dei risultati sono stati identificati per metodo sperimentale come accade per la maggior parte delle scoperte.
L’azienda ha cercato comunque di capire meglio tale funzionamento: tra questi ovviamente i test pratici diretti sui motori e sulle rese degli stessi, sulle analisi dei fumi, sulla misura della pressione all’interno dei circuiti di alimentazione dei mezzi e sulla fluidodinamica interna del dispositivo.
Inoltre abbiamo cercato di capire quale fosse la base dei principi chimici.
I catalizzatori per i fumi utilizzano dei metalli nobili per reagire con particolari componenti dei gas di scarico abbattendo alcuni composti nocivi.
Analogamente Econogreen utilizza una particolare combinazione di metalli e gli idrocarburi di origine fossile (non di origine vegetale) reagiscono al loro contatto: questo innescherebbe una reazione elettrica naturale (associabile alla sostituzione elettrofila aromatica) che permane per breve tempo e che permette la modifica di alcuni legami molecolari (crediamo soprattutto nei poliaromatici e paraffinici).
L”azione è tanto maggiore quanto più ampia la superficie di contatto: EconoGreen ha sviluppato un sistema semplice ma efficace per aumentarla e rendere il letto del catalizzatore molto più efficiente.
In questo scenario i metalli dell”Econogreen (compreso il contenitore che è parte integrante del catalizzatore) hanno la funzione di reagenti e idruri per l’idrogeno contrapposti ad idrogenanti mettendo a disposizione, al passaggio del combustibile fossile, una certa quantità di ioni H+ che saranno sfruttati poi nella combustione.
L’effetto è appunto similare ad una reazione elettrofila aromatica ma solamente parte di questa reazione si autosostiene mentre parte dei carbocationi sviluppati tenderebbero a riarrangiarsi rapidamente prima di cedere ioni H+: la sezione di combustibile che si autosostiene è invece misurabile e può essere modificata ulteriormente al successivo trattamento (che è cicliclo nel circuito di alimentazione del carburante).
Infatti EconoGreen deve essere montato quanto più vicino possibile al motore per sfruttare al massimo le reazioni ottenute.
Inizialmente la funzione del prodotto era associata ad un effetto similare al cracking, tuttavia dagli studi in corso questo risulterebbe non totalmente corretto anche se certamente c’è ancora molto da scoprire sugli effetti dei metalli sugli idrocarburi e non è un campo facile da portare avanti.
Studi approfonditi sui catalizzatori per carburanti eseguite del Ministero della Difesa Statunitense molto similari ad EconoGreen ci hanno permesso di appurare quanto questa tipologia di catalizzatori permetta di ridurre l’ossidazione nel tempo dei carburanti recuperandoli e migliorandone le caratteristiche ottenendo quindi dei risultati a volte anche notevoli.
Tra i parametri che si sono ottenuti da questi studi, e che stiamo verificando con il ns. laboratorio d’analisi, ci sono non solo un maggior quantitativo di idrogeno libero rispetto al carburante non trattato ma anche l’aumento del numero di cetano e ottano(benzina), una maggiore stabilità all”ossidazione, un maggiore quantitativo di azoto, una riduzione della lubricity (ovvero migliorare la capacità di usura e quindi di lubrificazione nonchè di iniettabilità), una riduzione dei poliaromatici e altro ancora.
I montaggi sui veicoli hanno dato sempre una migliore fluidità dell”auto, migliore ripresa e coppia (testata anche al banco a rulli prima e dopo l’installazione), una riduzione degli inquinanti ed una conseguente riduzione dei consumi.
Invece non si sono ottenuti risultati su combustibili come GPL e OLI COMBUSTIBILI che hanno una composizione chimica meno elaborata di quella dei combustibili fossili e meno influenzabile dalle leghe con il quale è costruito EconoGreen.